Incontra il popolo delle Yurte

Vivi le Yurte con il loro popolo

Tutti i weekend di settembre vivrai l’emozione di vivere insieme al popolo mongolo una giornata tipica fuori e dentro le Yurte.

La donna dalla yurta ti verrà incontro per accoglierti tenendo tra i palmi delle mani il khadak azzurro, una fascia di stoffa in seta che si offre in segno di rispetto ed amicizia. Rappresenta questo uno dei più antichi gesti d’accoglienza in un paese dove l’ospitalità è sacra.

L’uomo ti inviterà ad entrare nella Yurta aprendoti la porta e pregandoti di non calpestarne la soglia poiché non è di buon auspicio, lui ti introdurrà agli usi e costumi del suo popolo che conserva tradizioni antichissime. Ti spiegherà quali sono i temi delle tre Yurte e cosa ti vogliono raccontare del loro popolo che vive sotto il cielo azzurro.

Cosa farai

La donna ti inviterà ad assaggiare il sutee-cià una bevanda tipica preparata apposta per te, costituita da latte tè e sale, utilizzata per rinvigorire il corpo nelle calde estati.

L’uomo ti mostrerà di cosa è fatta la Yurta e come la montano e la smontano, ti mostrerà come si apre e chiude la sua unica finestra il toono la sommità a forma di cerchio che funziona come un orologio solare.
Insieme a loro costruirai un ovoo, fatto di pietre. Ad ogni passo in Mongolia se ne può trovare uno, ogni viaggiatore lascia una sua offerta, una pietra o un khadak in un gesto propiziatorio per il cammino che ha intrapreso. Questo è un rituale antichissimo che risale alle tradizioni sciamaniche del paese. Ti insegneranno come e quanto girarci intorno in un gesto di buon auspicio. Ti piacerà moltissimo e con loro capirai con quale grazia e serenità lo si possa fare.

Vedrai come la donna offre un po’ del latte agli spiriti della terra, del cielo e della natura, in direzione dei quattro punti cardinali. Un gesto augurale per iniziare bene la giornata. Anche questo è un rituale sciamanico tuttora in uso anche tra le famiglie moderne.

L’uomo scambierà con voi la sua tabacchiera in segno di saluto e vi racconterà come e perché fanno questo gesto durante gli incontri nella steppa.

Dai versi lirici di un poeta mongolo:

..sono nato signore di uno sconfinato cielo azzurro…Là dove lo sguardo dell’uomo
non può raggiungere l’orizzonte..
…sono nato signore di un cielo immenso…
..sono nato per dominare questa distesa della steppa…dove il deserto… rivive a
primavera….dove nell’antica sabbia si sono impresse le orme dei dinosauri……
B. Yavuukhulan

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